venerdì 19 marzo 2010

IN UN GIORNO COME UN ALTRO..........

È da poco passato l’8 marzo....... ed è stato a dire poco divertente assistere allo stato di semi confusione generato da una semplice data o meglio dalla ricorrenza, infatti, su qualche calendario si legge appunto “FESTA DELLA DONNA”... quanti di voi possono dire di non aver notato la cosa?

È stato scenario frequente assistere appunto all’indecisione di molti uomini sull’opportunità di rendere gli auguri ad amiche, colleghe, madri, zie, nonne, insomma a tutte le donne facenti parte della propria rete sociale o semplicemente a sconosciute, incontrate per caso, per le scale, per i negozi e i luoghi di lavoro.

Di certo non si presenta più chiaro il punto di vista delle stesse destinatarie. Delle quali alcune rispondono con un grazie imbarazzato, altre quasi offese ed altre ancora ne rispondono indifferenti insomma un gran caos.... perciò..... viene da chiedersi è festa o no?

....... Come molti sanno sembra che tale data è legata a una commemorazione nefasta... proposta da Rosa Luxemburg in ricordo della tragedia ottemperata l’8 marzo 1908. Infatti, pochi giorni prima le operaie dell’industria tessile Cotton scioperavano contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo scioperò andò avanti per qualche giorno bloccando quindi la catena di produzione. L’accaduto convinse il proprietario della fabbrica a far chiudere le porte dell’edificio in modo che le occupanti ne rimanessero imprigionate e infine il tragico epilogo, alla fabbrica furono appiccate le fiamme. Le operaie morirono nell’incendio.

Il secolo passato è stato caratterizzato da diverse rivendicazioni dei diritti delle donne, di cui molte non senza vittime, ma sicuramente grazie alle quali gli Stati hanno varato sempre più decreti ,affermanti una logica ma non scontata parità dei sessi in tutti gli ambiti sociali. Soprattutto sembra che ad averne giovato maggiormente sia stata l’opinione pubblica , maturata e cresciuta per merito di quelle mogli e figlie che hanno saputo affermare le proprie capacità e palesare l’insensatezza di discriminazioni senza nessuna base ne scientifica ne etica .

E allora dalle più alle meno femministe ci si chiede dopo una parità affermata che cosa si festeggia?

Si ... possiamo ampiamente affermare che sembrano così vetusti i tempi in cui le donne potevano sentirsi ingiustamente giudicate da una gonna o da una scollatura o ancora peggio dal colore dei capelli oppure per l’ora scelta per andare a fare due passi e magari accompagnati da uno o più amici di sesso maschile. O ancora sentirsi impossibilitate nel conciliare famiglia e lavoro specialmente in settori di precariato quali la ricerca. Tempi in cui la donna, che abbandona un figlio, era sempre e comunque un essere inietto a prescindere se anche il padre se ne fosse già lavato le mani alla Ponzo Pilato, e infine umiliazione delle umiliazioni donne che subivano mutilazioni degli organi genitali.

Diciamoci la verità anche se il colore sembrerebbe quello giusto......un mondo omogeneamente così rosa non esiste! E la forma verbale del passato deve lasciare posto a quella più opportuna di un amaro presente. Già da una decade siamo nel ventunesimo secolo ma il rispetto e la cultura, ahimè, non sono appannaggio di tutti gli uomini. Dalle zone del mondo che possiamo definire, come dire, da molto tempo colonizzate come il nostro paese... dove fare qualche passo a piedi in centro il venerdì sera, sembra ancora poco opportuno a centri di cultura come le università, dove un posto a contratto da ricercatore sembra più produttivo nelle mani di un uomo. Senza considerare neanche la realtà delle donne che si trovano per lo più nell’emisfero del mondo sbagliato alcune delle quali sono costrette ad accettare un velo, una religione, un marito,e molto spesso sottoposte a violenze non solo psicologiche.

Di certo molto spesso il sociale non ci aiuta non sono ancora ubiquitarie strutture per la prima infanzia strumento necessario per le donne che devono coniugare lavoro e famiglia, lo stesso vale per i consultori e gli assistenti sociali che hanno ancora connotazioni da guardie svizzere piuttosto che di aiuto e supporto.....

Dopo questa carrellata di situazioni spesso estreme purtroppo ritengo che a dover ancora fare molto non siano le donne stesse. Noi troppo inclini purtroppo a giudicarci, al femminile rispecchiamo alla lettera l’assioma latino: “homo homini lupus” oppure spesso inconsapevoli delle nostre potenzialità cullate nei possibili pregiudizi ci sottraiamo a quelle che potrebbero essere nuove sfide.

Beh spero che molto presto saremo capaci di costruire un mondo dove essere una segretaria, non comporti necessariamente il fatto di essere donna.

Angela Listì

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