sabato 5 dicembre 2009

COMUNICATO STAMPA DEL COMUNE DI CORLEONE

Il Consiglio comunale contro la norma sulla vendita dei beni confiscati

Consiglio comunale straordinario ieri a Corleone, riunitosi nell’agriturismo Terre di Corleone, in contrada Drago, oggi bene confiscato alla mafia affidato alla cooperativa Pio La Torre e definito «luogo simbolo» dal presidente del Consiglio, Mario Lanza.

Durante la riunione, il Consiglio ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno, ovvero la proposta di ritiro dell’emendamento alla Finanziaria 2010 che prevede l’introduzione della possibilità di vendita dei beni confiscati alle mafie. Nei giorni scorsi, l’Amministrazione si è già detta contraria al provvedimento, aderendo anche alla campagna di Avviso Pubblico contro l’approvazione definitiva della norma.

«Considerato che, in tutti i luoghi ad alta infiltrazione mafiosa, la vendita di un bene confiscato non significa altro che una nuova possibilità d’acquisto da parte dei precedenti proprietari – ha detto il sindaco di Corleone, Nino Iannazzo -, si chiede al Parlamento di ritirare l’emendamento alla Finanziaria che ne prevede la possibilità di vendita, in quanto verrebbe a compromettere l’impianto legislativo di contrasto alla mafia, che ha nella confisca dei beni e nel loro utilizzo a scopi sociali uno degli strumenti più efficaci di lotta alla criminalità organizzata».

«L’emendamento – ha affermato l’onorevole Calogero Speziale, presidente della commissione regionale d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno mafioso - viene inserito nel silenzio più assoluto del Senato. Mi aspettavo una reazione a partire da mio partito. Al danno che la mafia ha provocato, si aggiunge la beffa che lo Stato produce per l’atteggiamento di discriminazione nei confronti della Sicilia. Sarà necessario portare avanti una battaglia che vada oltre le logiche di appartenenza. Non dobbiamo permettere che venga posta la fiducia».

A questa preoccupazione si associa l’onorevole Salvino Caputo, presidente della Commissione attività produttive all’Ars, ribadendo che è necessario «pensare già ad una mobilitazione, dal momento che l’emendamento potrebbe diventare presto legge dello Stato».

«Sarà importante – ha sottolineato l’onorevole Giuseppe Lumia - che tutti i parlamentari sappiano che da Corleone arriva un pronunciamento così unitario che possa scuotere le convinzioni e muovere le coscienze. Le comunità locali devono essere protagoniste del riutilizzo sociale dei beni confiscati».

«Vogliamo che sia ritirato l’emendamento - ha aggiunto il consigliere comunale Fausto Iaria - dal momento che noi siamo i figli dei giudici Falcone e Borsellino e in questo modo si calpesterebbe una storia che qui stiamo scrivendo. Ci siamo svestiti di ogni colore politico affinché una storia fatta di prepotenze si trasformi in riscatto».

Tra i presenti, Calogero Parisi, presidente della cooperativa Lavoro e non solo, Lucio Guarino, direttore del consorzio Sviluppo e Legalità, l’Associazione Laboratorio della legalità, i rappresentanti dell’Associazione Dialogos e della Consulta Giovanile di Corleone, contraria alla vendita dei beni confiscati.

«Riteniamo – ha detto il presidente della Consulta giovanile, Liborio Gennaro – che tale iniziativa leda in modo quasi irreversibile le conquiste finora raggiunte nel campo della lotta alla mafia e che la vendita indiscriminata esponga ad un danno enorme soprattutto le regioni meridionali e con esse la Sicilia».

04/12/2009

L’addetto stampa

Monica Diliberti

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